IL
FANTASTICO VIAGGIO DELLE PIANTE PIU' COMUNI
di Pia Pera (da Natural Style, febbraio 2005)
Il
fantastico viaggio delle piante più comuni. Vivono nei
nostri giardini e sui terrazzi, ma sono
creature di un altro mondo. Ecco come sono arrivate da noi e
le storie di chi le ha scoperte.
RODODENDRO,
ROSSO COME IL SANGUE
A
George Forrest, grande esploratore scozzese, e alle sue
tre spedizioni in Cina dobbiamo un'infinità di nuovi
rododendri, primule, e un arbusto dai fiori simili a quelli
della magnolia e intensamente fragranti: la Michelia doltsopa.
La prima spedizione di Forrest avvenne nel 1905, nello
Yunnan.
Tutto pareva procedere per il meglio, quando durante una sosta
a Tsekou, ospite del vecchio missionario e botanico Père
Dubernard, Forrest fu raggiunto dalla terribile notizia
della rivolta provocata in Tibet da Francis Younghusband, che
aveva violato Lhasa con una guarnigione militare. Indignati,
i lama si erano scatenati in una sanguinosa caccia ai "diavoli
bianchi". A Tsekou ne uccisero sessantotto. Forrest fece
appena in tempo a fuggire.
L'inseguimento durò 21 giorni, e lo portò per
ghiacciai e torrenti che attraversò a piedi nudi in quello
che era giustamente chiamato il "giardino fiorito del mondo".
Pur nella fuga affannosa, Forrest notò "diverse
varietà di meconopsis, tutte di bellezza incredibile,
miglia e miglia di rododendri, ettari di primule, di cui almeno
una dozzina di specie in fiore, che non avevo mai visto".
Resistette a ogni tentazione finché si imbattè
in un irresistibile rododendro vermiglio, il Rhododendron
forrestii, capostipite di numerosi ibridi moderni. Cadde
infine in una trappola dove si perforò il piede destro
con un acuminato bambù. Fu risparmiato, a differenza
dell'anziano missionario francese che, catturato, fu torturato
a morte. Forrest gli consacrò un bellissimo fiore da
lui scoperto durante la fuga, la Primula dubernardiana.
BUGAINVILLEA
PER UN AMICO
Louis-Antoine
de Bougainville fu uno di quegli avventurieri di cui è
stato ricco il Settecento francese. Non era di nobili natali:
il padre, un merciaio parigino, aveva semplicemente anteposto
un "de" al nome del natio paesello piccardo.
Louis-Antoine si distinse per il geniale eclettismoche lo rese
caro a Diderot e a Madame Hérault, sua protettrice, e
fece venire voglia a Voltaire di averlo come segretario personale.
Si occupò un po' di tutto: gli dobbiamo fra l'altro l'invenzione
del calcolo integrale.
Il suo nome non sarebbe tuttavia divenuto universalmente noto
se l'amico Philibert Commerson, medico e naturalista,
non gli avesse dedicato la pianta di cui nessun giardino mediterraneo
può fare a meno. De Bougainville e Commerson parteciparono
insieme alla prima circumnavigazione francese del globo.
De Bougainville era stato incaricato di stabilire nelle Filippine,
traballante possedimento spagnolo, una base diplomatica per
una possibile espansione francese nel Celeste Impero. Commerson,
afflitto per la perdita recente della giovane moglie, era invece
partito con l'idea di trovare gli uomini buoni che si favoleggiava
abitassero gli antipodi, ma anche ogni genere di pianta sconosciuta
in Europa. La missione diplomatica fu un fiasco, tuttavia, nel
corso di una tappa forzata a Rio de Janeiro, Commerson si imbattè
nel 1767 nella pianta che battezzò Bougainvillea
spectabilis. Si tratta della varietà che, a differenza
della più resistente B. glabra, ha foglie pelose
e assai più grosse e rotonde, e le brattee - ovvero le
foglie che circondano l'insignificante fiore vero e proprio
- lillà, arancione, rosso mattone. In tonalità
talmente vistose che quando Bougainville, tornato in Francia
dalla fallimentare missione, si sentì chiedere in che
modo sperasse di venire ricordato dalla storia, rispose allegro:
"Ripongo ogni speranza di fama in un fiore!".
IL
PAPAVERO DEL TIBET
Si
intreccia alla lotta per la conquista del subcontinente indiano
la storia del ritrovamento del papavero azzurro del Tibet da
parte di Frank Kingdon Ward. L'obiettivo della sua spedizione
era risolvere il mistero del fiume Tsangpo, che scende giù
dalle pendici dell'Everest, ma a un certo punto scompare. Era
più che verosimile che si unisse, 240 chilometri dopo,
al Brahmaputra superando, non si sapeva bene per quali vie,
un dislivello di quasi tremila metri. La regione, di importanza
strategica, confinava con l'Impero Britannico e il bisogno di
una mappa affidabile era impellente.
Kingdon Ward partì nel 1926 insieme a Lord
Cawdor. Kingdon Ward soffriva di vertigini, eppure per mezzo
secolo partecipò instancabile a spedizioni che lo costringevano
a pencolare su abissi paurosi per raccogliere semi di piante
da acclimatare in quello che considerava il "giardino
di tempra mondiale", ovvero la sua patria. Anche Lord
Cawdor aveva nostalgia dell'Inghilterra e detestò ogni
istante della spedizione: "Se mai dovessi tornare a
viaggiare, mai più con un botanico. E' un continuo fermarsi
per guardare a bocca aperta ogni genere di malerba".
La spedizione durò due anni, dal 1924 al 1925. Penetrati
in Tibet attraverso la valle di Chumbi, seguirono un percorso
che coincideva con quello dei pellegrini devoti della cascata
dietro le cui acque si scorgevano le fattezze di Dorje Pagmo,
dea della morte e della trasfigurazione. Al ritorno il bottino
comprendeva il Lilium arboricola, dalla fragranza di
noce moscata, innumerevoli rododendri e soprattutto Meconopsis
betonicifolia, il celebre papavero azzurro originario di
Pemakö, terra promessa dei tibetani, rifugio dei credenti
quando, come da profezia, la religione sarà perseguitata
in Tibet.
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COME
COLTIVARE IL PAPAVERO AZZURRO
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Chi
non disponesse di un terreno boscoso da alberi cedui, il
migliore perché le foglie marcendo accrescono lo
strato di humus e rendono acido il suolo, dovrà prima
di tutto piantare alberi, poi lavorare il terreno e, se
pesante, aggiungervi terricciato acido di foglie, torba
di sfagno e sabbia.
A quel punto potrà mettere a dimora la pianta himalaiana
per eccellenza, il rododendro, e qualche sorbo.
Dopo qualche anno, il giusto terreno boscoso sarà
pronto e si potrà mettere a dimora tutta una serie
di piante erbacee e di bulbi d'alta montagna. Fra questi
il nostro eroe, il papavero azzurro (Meconopsis betonicifolia).
Nulla è più bello di una combinazione di primule
e meconopsis, coltivati in una zona soleggiata ma chiazzata
d'ombra, protetta dal vento, lontano dalle radici degli
alberi, e senza aggiungere al terreno troppo compost, perché,
se le primule ne sono ghiotte, i papaveri azzurri gradiscono
ma con moderazione.
Si può propagarlo dividendone i cespi nel mese di
marzo. A divisione compiuta occorre rimuovere i bocci dei
primi fiori, affinchè la pianta continui a fiorire
regolarmente negli anni successivi. |
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