Civico Orto Botanico di TRIESTE

"La storia"

Il Civico Orto Botanico è di proprietà del Comune di Trieste e fa parte dei Civici Musei Scientifici. L'organizzazione dell'Orto, come riportato nella mappa, comprende diverse zone. All'Istituto è associata una riserva naturale formata dal bosco Biasoletto e dal bosco Farneto (in tot. 90 ettari). Il Civico Orto Botanico pubblica "l'Index Seminum", dove vengono di anno in anno elencate le specie di cui si offrono i semi, complete di tutti i dati di raccolta. Tale elenco viene inviato a molti altri orti botanici del mondo per uno scambio gratuito tra istituti scientifici. Elemento cardine nel rapporto tra ricerca scientifica e conservazione dell'ambiente, il Civico Orto Botanico si propone attualmente anche come luogo didattico e ricreativo. Tale Istituto, infatti, deve essere in grado di soddisfare le esigenze di una ricerca scientifica avanzata ed allo stesso tempo di una nuova conoscenza dell'ambiente, così da rappresentare un'occasione per sviluppare attività di carattere culturale per una fascia sempre più ampia di popolazione.
Oltre all'aspetto di ricerca e classificazione sistematica, una tale istituzione assume anche il ruolo di conservazione, coltivazione e riproduzione di piante officinali, tessili ed alimentari, varietà orticole locali, flora spontanea ed endemica della regione e delle zone adiacenti, piante acquatiche e palustri, piante succulente, e quindi si può considerare come isola, sia pure artificiale, di diversità floristica, che gioca un ruolo strategico nella conservazione della biodiversità, e quindi anche nella sopravvivenza dell'uomo stesso.
Quando l'Orto, come in questo caso, risulta integrato nella vita cittadina, non è più una struttura ad uso esclusivo dei botanici, ma si rivolge ad un pubblico ben più vasto, che intende ampliare la propria cultura, o anche solamente sfuggire ad un ambiente urbano inquinato ed alienante.


LA CRONOLOGIA

1842
- Nasce il Civico Orto Botanico. La Municipalità triestina sceglie l'area del territorio di Chiadino, ancora oggi occupata dal Civico Orto Botanico, per sperimentare la possibilità d'attecchimento del pino nero austriaco sul Carso. L'esperimento viene affidato al farmacista botanico Bartolomeo Biasoletto (1793-1858) che in una sezione del sito trasferisce anche le specie più rare coltivate nel suo antico Orto Farmaceutico della civica campagna detta La Fontana (ora via del Coroneo), chiuso per mancanza di fondi.

1861 - Quello che allora veniva definito Giardino Botanico comincia ad ampliarsi e a prendere forma grazie all'impianto e alla semina di un copioso numero di specie locali raccolte sulle Alpi Giulie, in Istria e in Dalmazia da Muzio de' Tommasini (1794-1879) e dai suoi collaboratori. Già Podestà di Trieste, studioso botanico di respiro internazionale, amico ed estimatore di Biasoletto, Tommasini intende dar vita ad un vero e proprio istituto scientifico.

1871 - Dopo la morte della botanica Elisa Braig (1803-1870), amica di Biasoletto e di Tommasini, la raccolta viene incrementata con le numerose specie locali, alcune molto rare, provenienti dal suo giardino di Villa Murat nel rione di S. Andrea.

1873 - Con una delibera della Giunta municipale l'Orto Botanico viene aperto al "pubblico passeggio".

1877 - Viene dato alla stampa il primo catalogo per lo scambio di semi:
"Delectus Seminum quae Hortus Botanicus Tergestini pro mutua communicatione offert", frutto della collaborazione fra Muzio de' Tommasini e Raimondo Tominz (1822-1906), l'Ispettore delle pubbliche piantagioni che continuerà a prendersi cura dell'Orto per molti anni dopo la morte di Tommasini.

1903 - L'Orto Botanico diventa pubblica Istituzione e viene annesso al Museo di Storia Naturale. Carlo de' Marchesetti (1850-1926), direttore del Museo, allievo prediletto di Tommasini, assume diretta responsabilità anche dell'Orto. Sotto la direzione di Marchesetti il Civico Orto Botanico (è questo il nome che assume da quel momento) raggiunge la massima espansione ed assume l'impostazione planimetrica attuale. Viene inoltre arricchito di una sezione di piante palustri, una di piante alpine ed una di specie per usi economici, medicinali ed industriali.

1921 - Dopo il pensionamento di Marchesetti, il Museo Civico di Storia Naturale e gli istituti annessi passano sotto la direzione dello zoologo Mario Stenta (1876-1928), quindi sotto quella dell'entomologo Giuseppe Muller (1880-1967) direttore del Museo.

1929 - L'Orto viene affidato al curatore aggiunto Carlo Lona (1885-1971), naturalista e studioso di entomologia e botanica che se ne occuperà fino al 1968. In questo lasso di tempo alle collezioni preesistenti vengono aggiunte una sezione di piante medicinali ed una sezione di piante dell'ambiente roccioso.

1948 - La direzione dell'Orto passa allo zoologo ed entomologo Edoardo Gridelli (1895-1958) direttore del Museo Civico di Storia Naturale.
1960 - Renato Mezzena assume l'incarico di direttore del Museo Civico di Storia Naturale e dell'Orto Botanico. L'Orto in questo periodo viene arricchito da una collezione di felci.

1986 - II Civico Orto Botanico viene chiuso al pubblico per insufficienza di risorse e carenza di personale. Si interrompe così anche la pubblicazione dell'Index Seminum.

1997 - Sotto la guida di Sergio Dolce, direttore dei Civici Musei Scientifici, continuano i lavori di ristrutturazione iniziati nel 1991. Massimo Palma, curatore dell'Orto Botanico, riprende la pubblicazione dell'Index Seminum. Una parte dell'Orto Botanico viene riaperta al pubblico, mentre proseguono i lavori filologici di ristrutturazione, reimpianto e semina per ricostituirne il patrimonio botanico.