IL
ROSETO STORICO-EVOLUZIONISTICO DELL'ORTO BOTANICO DI ROMA
di Stefano Marzullo
Per
poter capire il significato del roseto dell'Orto Botanico
di Roma è necessario spiegare e puntualizzare perché
è chiamato storico ed evoluzionistico e quale significato
va attribuito a questi aggettivi. Lo Zingarelli alla
voce storico ci dice: "della storia che
appartiene alla storia, che ha rapporto con la storia, con lo
studio o le prospettive della storia" .
Ebbene la storia del genere Rosa è mostrata
e spiegata attraverso un percorso cronologicamente rispettoso
delle numerose tappe che hanno visto l'uomo e la rosa entrare
in contatto. Lo Zingarelli così definisce l'aggettivo
evoluzionistico: "che concerne o interessa
l'evoluzione o l'evoluzionismo"; in questo caso ci
interessa ovviamente la evoluzione biologica cioè la
trasformazione degli organismi viventi nel corso del tempo,
che porta all'affermazione di nuovi caratteri trasmessi dall'ereditarietà.
Dunque proprio questa trasformazione del genere Rosa, (avvenuta
mediante mutazioni, incroci spontanei intra- o inter-specifici,
ibridazioni), può essere seguita e compresa visitando
questo roseto.Il roseto è nato da un progetto di Stelvio
Coggiatti, elaborato con il Dipartimento di Biologia
Vegetale della Università 'La Sapienza' di
Roma, di cui l'Orto Botanico fa parte, tra il 1993 ed
il
1995, quando venne ultimata la messa a dimora delle piante.
Il luogo dove destinare il roseto fu scelto in base a criteri
"paesaggistici" ed estetici (una naturale forma ad
anfiteatro, delimitato nel perimetro da importanti presenze
arboree costituite da Celtis australis, Brachychiton
populneus, Juglans nigra, Acer platanoides, Sorbus
domestica, Fraxinus excelsior), nonché in
base alla presenza di un rosaio probabilmente di età
superiore ai cinquanta anni (forse Rosa helenae), ma
trattandosi dell'unico esempio in Italia di roseto evolutivo,
lo scopo didattico prevale su quello estetico-ormale. Ai lati
del roseto, ma fuori dal percorso didattico vero e proprio,
sono presenti altre due piccole ma importanti collezioni di
rose: alcune decine di esemplari di specie asiatiche, nord americane
ed europee (provenienti da donazioni fatte all'Orto Botanico
da Gianfranco Fineschi, Vittorio Ducrot, Helga Brichet),
e alcune varietà "coprisuolo" ed arbustive
che vanno acquisendo sempre maggiore importanza nell'arredo
urbano. Infine una collezione di rosai sarmentosi e rampicanti
incornicia la parte superiore del roseto dove spiccano Rosa
banksiae 'Purezza', Rosa banksiae lutea e Rosa
banksiae lutescens.
PERCHÉ
UN ROSETO IN UN ORTO BOTANICO
Le
ventotto aiuole che lo compongono (e i vialetti e gradini che
le collegano), rendono chiaramente visibile, anche ad un osservatore
che non possiede specifiche competenze in materia, il percorso
evolutivo di questo genere; non è dunque questa una "collezione
di piante appartenenti allo stesso genere e famiglia, come pure
sono presenti nell'Orto Botanico (palme, piante succulente,
orchidee), ma è il concetto di evoluzione che ha guidato
la scelta dell'inserimento delle singole specie, cultivar,
ibridi, varietà.
Con la creazione del roseto si è operata la scelta di
realizzare una struttura di rose in grado di aggiungersi ed
integrarsi agli elementi che contraddistinguono un orto botanico:
didattica, collezione, sperimentazione.
In Italia gli Orti Botanici hanno avuto la loro culla, infatti,
il primo tra essi fu fondato a Pisa nel 1543-1544 e, da allora
l'Orto Botanico è un'istituzione che rispetta in gran
parte i criteri di ragionevole grado di permanenza; supporto
scientifico e appropriata documentazione delle collezioni; apertura
al pubblico; comunicazioni di informazioni ad altri Orti, Istituzioni
e al pubblico; attuazione di ricerche scientifiche o tecniche
sulle piante in collezione.
L'ORTO
BOTANICO DI ROMA
L'Orto Botanico di Villa Corsini fa parte integrante del Dipartimento
di Biologia Vegetale dell'Università di Roma "La
Sapienza ", occupa una superficie di oltre 11 ettari ed
oltre alle sue caratteristiche museali istituzionali - annovera
importanti collezioni di specie su un totale di circa 8000 -
rappresenta la sede di ricerche scientifiche ed attività
didattiche e divulgative.
Verso la fine del 1800, la proprietà Corsini con il palazzo,
oggi sede dell'Accademia Nazionale dei Lincei, ed il giardino,
sede definitiva dell'Orto Botanico, passava allo Stato.
Il
complesso aveva subìto una radicale trasformazione intorno
alle metà del '700, quando il cardinale Neri Maria Corsini
ne aveva affidato la ristrutturazione all'architetto Fuga. Il
palazzo da rinascimentale venne trasformato in settecentesco;
l'area circostante in un magnifico insieme di basse costruzioni,
zone verdi, giochi d'acqua, fontane ed architetture ornamentali,
come quinte di alloro e giardini all'italiana.
Quando il primo direttore, P.R. Pirrotta, prese possesso dell'area
assegnata all'Orto Botanico (1883) esso era già alla
sua quarta sede ufficiale.
Infatti all'Orto Botanico di Roma compete una storia piena di
vicissitudini che riguardano sia l'istituzione scientifica che
I'area di residenza stessa. In Roma infatti, l'Orto Botanico
è l'erede del "Viridarium", il settore
dei giardini vaticani in cui l'archiatra pontificio coltivava
le piante medicinali. Il primo documento su questa istituzione
è rappresentato dalla lapide, oggi nella Sala dei Capitani
dei Musei Capitolini, attestante che Nicolo III, nel 1278, fece
costruire un settore del giardino
con questi scopi. Nicolò V, nel 1477, si interessò
ai suoi "Viridaria" e Pio V, nel '500, chiamò
il toscano Michele Mercati a dirigere l'Orto Vaticano.
Essendovi una collezione di piante medicinali nell'Orto Vaticano,
dal quale i professori prendevano le piante per le loro Ostensiones
simplicium non si avvertì subito la necessità
in Roma di un Orto Botanico universitario, come avvenne invece
in altre città italiane, quali Padova e Pisa. Ne conseguì
che l'Università di Roma, pur avendo avuto il primato
nell'istituzione della Cattedra di Botanica ad opera di Leone
X nel 1513, dovette attendere il 15 settembre 1660 per l'istituzione
dell'Orto Botanico Universitario alle spalle del fontanone dell'Acqua
Paola al Gianicolo ad opera di Alessandro VII.
Nel 1820 fu spostato nel giardino di Palazzo Salviati, poi,
dopo l'unità d'Italia, sul Viminale, con lo scopo di
riunire gli Istituti Scientifici; in seguito nel 1873 fu ulteriormente
spostato nell'Orto del Convento di S. Lorenzo in Panisperna
ed infine, nel 1883, approdò a Villa Corsini.
IL
RUOLO DELL'ORTO BOTANICO
Un Orto Botanico può assolvere ad un complesso di compiti
più o meno tradizionali, ma contemporaneamente anche
riuscire utile in una serie di temi di grande attualità.
I compiti tradizionali degli Orti includono ricerca, didattica,
acclimatazione di piante esotiche e mantenimento di collezioni
vive.
A questo si aggiungono altri compiti, che negli ultimi decenni
hanno acquistato importanza sempre crescente; essi acquistano
significato solamente in funzione di specifiche esigenze cittadine
e richiedono dunque una stretta integrazione fra città
ed Orto. Tra queste funzioni più strettamente collegate
alla vita cittadina si possono ricordare: didattica a livello
primario e secondario, educazione permanente, attività
ricreative, attività museali, centro per attività
culturali all'aperto (concerti, mostre, corsi), centro di attività
ecologiche, educazione ambientale, turismo,
polmone verde, verde urbano e verde storico.
Questo elenco di attività, sia tradizionali che di tipo
moderno, ha solo significato indicativo e potrebbe essere integrato
ed aumentato. Dalla possibilità di svolgere adeguatamente
queste attività risulta giustificata attualmente l'esistenza
degli Orti Botanici. La funzione modernamente intesa per un
Orto Botanico in una realtà cittadina richiede una serie
di iniziative di carattere abbastanza differente rispetto a
quelle di tipo tradizionale. Si tratta di sviluppare aspetti
quali: collezioni, ricostruzioni di ambienti, colture di piante
di particolare pregio estetico, serre con ricostruzioni di ambienti
tropicali e gruppi ornamentali.
La presenza dell'Orto di Roma nel centro cittadino è
una occasione per sviluppare attività di carattere culturale
così da interessare una fascia sempre più ampia
della popolazione. In effetti negli ultimi tempi, certo come
un salutare riflesso della crisi ambientale, si può notare
una sempre maggiore richiesta di servizi in questo senso. Quindi
l'Orto, quando risulti integrato alla vita cittadina, non è
più soltanto unastruttura riguardante i botanici, ma
si rivolge ad un pubblico ben più vasto: agli studenti
di tutti i livelli, ai bambini, agli anziani ed in genere al
cittadino che intende migliorare la propria cultura o anche
solamente desideroso di sfuggire ad un ambiente urbano inquinato
ed alienante.
A centodieci anni dalla sua fondazione l'Orto di via della Lungara,
tramite l'impianto di nuove collezioni (come il roseto), l'apertura
alla città con l'avvio di dibattiti imperniati sulla
educazione ambientale e sulla educazione permanente, può
di fatto dimostrare come una moderna struttura universitaria
possa fornire un valido contributo scientifico e divulgativo
per la soluzione di problemi finalizzati alla pianificazione
e gestione delle risorse naturali in ambito urbano e periurbano.
BIBLIOGRAFIA
Dizionario di botanica, Rizzoli, 1984
Flora d'Italia, Sandro Pignatti, Edagricole, 1982
Botanica Carlo Cappelletti, Utet, 1975
Roma ed il suo orto botanico, Dipart.Biologia Vegetale,
Borgia, 1984
Zingarelli, Vocab. della Lingua Italiana, Zanichelli,
1996