NEL
NOME DELLA NINFEA
di Annamaria Mitri
A
Perteole c'è un vivaio di ninfee.
Piante acquatiche e palustri si trovano in molti vivai,
ma non c'è mai molta scelta e non sanno nemmeno
dare molte indicazioni
sulla coltivazione. Non è il caso di Perteole.
Vi si possono trovare ninfee rustiche e tropicali di
tutte le misure e colori, vi si trova il fior di loto
(Nelumbo), la gigantesca victoria, piante galleggianti,
ossigenanti, palustri: insomma tutto quanto ha bisogno
di acqua per crescere e fiorire. La rivista "Giardini"
ne parlò anni fa, ricordando oltre alla ricca
varietà anche tutto il lavoro di ricerca che
c'era dietro. Infatti Manlio Calvisi non si limitava
a collezionare, ma "creava" nuove cultivar.
Era conosciuto anche all'estero e spediva molto materiale,
financo in Germania.
L'uso dell'acqua nei giardini è un discorso un
po' difficile. Nei piccoli giardini si possono realizzare
vasche in cemento o usare quelle prefabbricate in vetroresina.
Si possono anche collocare zampilli e fontanelle, ma
sembra proprio che l'acqua abbia bisogno di spazio e
di... acqua appunto. Se uno ha una sorgente naturale
oppure vicino gli passa un fiume, allora può
pensare di fare qualcosa di importante, di giocare un
po', di "fare paesaggio" (pensiamo al ponticello
di Monet a Giverny); altrimenti si deve accontentare
di qualche bagnarola. C'è anche un discorso ecologico:
l'acqua è un bene prezioso e già ne usiamo
troppa per annaffiare, per tenere in vita quel giardino
che in fondo è qualcosa di superfluo, qualcosa
che vive per il nostro piacere.
Probabilmente
non è il caso di desiderare di riprodurre sul
nostro terreno l'indimenticabile bellezza dei giardini
dell'Alhambra, ma qualcosa si può fare, anche
se non si ha quanto ci vorrebbe per fare delle grandi
cose. Ad esempio l'acqua degli stagni viene rinnovata
dalla pioggia e nelle piccole vasche va cambiata una
volta all'anno se si ha l'avvertenza di aggiungerne
un po' nei periodi di grande calura. Inoltre ci sono
tutte le tecniche per il riciclo. E dentro nelle bagnarole
vivono e si riproducono allegramente pesci e soprattutto
imperano le ninfee .
Ecco perchè andai a visitare il vivaio di Manlio
Calvisi. Volevo delle ninfee da mettere nella mia vasca
di un metro e mezzo di diametro profonda cinquanta centimetri
e volevo metterne più d'una.
Vi trovai di tutto e una persona che mi fece capire
che le piante acquatiche non sono bestie cattive, ma
esseri con poche e definite esigenze. Mi dette il suo
catalogo sul quale erano riportate chiare indicazioni
di coltivazione e m'invitò a guardarmi in giro
per scegliere. Il posto non era particolarmente bello:
grandi vasche di cemento messe in fila grigie e anonime.
Al centro una serra anch'essa con delle vasche. Ma da
tutte quelle prigioni di cemento spuntavano ciuffi di
fiori bellissimi dai colori sfumati che andavano dal
bianco, al rosa ad un azzurro intenso e deciso. In quel
periodo c'erano in fiore i loti, alcune iris e naturalmente
tante ninfee. Seppi subito che le piante dai fiori azzurri
non erano rustiche e quindi dovevo accontentarmi di
altri colori. Chiesi dei loti; sospettavo che ci volesse
una vasca molto grande.Calvisi
mi disse che nella mia vasca avrei potuto tenere una
sola pianta che avrebbe coperto tutto lo specchio d'acqua.
Optai allora per una ninfea rosa di media grandezza;
poi ne vidi una piccola gialla di un colore delicato:
si trattava della Nynphaea pygmea Helvola. Seppi
che era molto apprezzata all'estero e che lui ne aveva
creata una analoga di colore rosa. Si soffermò
anche a giustificare i prezzi: sapeva che erano alti,
ma li faceva per tutti uguali; con lo stesso prezzo
spediva in Germania. Mi piacquero anche molto le piante
palustri. Presi in quell'occasione l'Houttuynia
e lo Scirpus cernuus. La prima nelle zone umide
(ma neanche troppo) fuori dall'acqua si è rivelata
un'infestante. Il secondo ha l'aspetto di una parrucca
verde e la mia nipotina non manca mai di accarezzarlo
ogni volta che viene da me. Calvisi alle mie ansiose
domande sul come trattare queste piante mi diede risposte
brevi e secche, a farmi capire che si trattava di piante
facili. Ed è vero. Soltanto lo scirpus
scomparve dopo un anno perchè avevo dimenticato
di mettere l'acqua nella piccola conca di pietra dove
lo tenevo fuoridalla
vasca.
Tornai con un'amica, Mavy, per farle vedere quelle meraviglie.
Entrammo nel vivaio un po' in ritardo sull'orario di
apertura. La giornata era senza sole: le vasche apparivano
un po' inquietanti con l'acqua scura che le riempiva
e i pochi fiori rimasti, essendo passata la stagione.
Calvisi aveva un'aria cupa, si fermava qualche momento
vicino alle piante fiorite senza commenti. Pensai fosse
irritato per il fatto che eravamo in ritardo e non stavamo
comprando nulla.
Tornai ancora l'anno dopo e il vivaio era chiuso. I
dirimpettai mi dissero che Calvisi era morto ed il vivaio
non avrebbe riaperto. Durante una mia visita al vivaio
di Petrini, Stefano mi raccontò che si era suicidato
e si chiedeva che ne sarebbe stato di quell'immenso
patrimonio di lavoro e ideazione: molte delle ninfee
da lui create non erano state brevettate e quindi sarebbero
andate perdute. Io mi chiedevo invece come mai una persona
con quelle qualità, con quella passione così
grande, potesse decidere di andarsene, di lasciare tutto.
Ricordavo la sua faccia aggrondata nel giorno della
mia visita con Mavy e che io avevo attribuito al fastidio
per la nostra presenza inopportuna. C'era invece in
quello sguardo una grande sofferenza che io non potevo
nemmeno intuire e che le meravigliose ninfee non potevano
consolare.
Ne parlai con Viatori qualche tempo dopo e anche lui
espresse preoccupazione per il futuro del vivaio. Ricordo
che disse sospirando: " Eh, quando chi ha lavorato
su un giardino se ne va, con lui se ne va anche il giardino..."
Fortunatamente
questo non è sempre vero. Mi dissero che il vivaio
di Perteole era stato rilevato da qualcuno e quest'anno
ci sono tornata. Ora si chiama "Water Plants
Italy"; è tenuto da un giovane entusiasta
che mi ha dato un CD con le foto delle piante, il catalogo,
i prezzi ed anche i consigli che già mi aveva
dato Calvisi. C'è la ninfea tropicale che porta
il suo nome e si sa che molte altre con nomi diversi
sono sue creazioni. Il luogo ha un aspetto forse più
ordinato, ma non molto differente da come lo ricordavo.
Ho ricomprato lo scirpus e ci ho aggiunto la Nymphaea
pygmea alba, la più piccola ninfea esistente,
alla quale bastano poca terra e dieci centimetri d'acqua.
No, non ho più paura delle piante d'acqua. Nella
vaschetta di vetroresina ho messo anche un'Orontium
aquaticum e nella vasca centrale ho un falso papiro
(Cyperus glabrus) e tutto è una meraviglia
che soprattutto dà assai poco lavoro. Basta dedicare
un giorno intero di primavera a cambiare l'acqua e dividere
e concimare le piante. Si tratta infatti di piante che
io tengo in vasi e cassette, perchè altrimenti
invadono tutto...
E passando vicino agli stagni non manco mai di pensare
a Calvisi. Mi han detto che era ammalato di cancro.
Sapere questo mi ha in un certo qual modo consolato:
probabilmente, come altri che ho conosciuto, ha preferito
andarsene prima di arrivare alle estreme sofferenze...
Ma non se n'è andato perchè rifiutava
i loti, le ninfee e le persone che li amiravano e li
desideravano. Ha semplicemente accettato il suo destino
a suo modo.
E siamo tutti un po' meno tristi vedendo che il vivaio
è ancora lì a testimoniare la sua bravura
e la sua passione.