ORTI
URBANI
Così l'agricivismo sbarca in città
Bibi Bellini (Consumatori – il
mensile dei soci coop - N.2
marzo 2009)
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Si
diffonde sempre più la passione che porta a
costruire spazi verdi su terrazzi, balconi e in altri
contesti.
Scopriamo chi e come si è messo all'opera
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Nel
2007 la popolazione urbana del pianeta ha superato quella
che vive nelle zone rurali. Il processo di urbanizzazione
non ha però ancora raggiunto il suo apice. Infatti,
secondo i demografi dell'Onu, nel 2030, i due terzi degli
abitanti del pianeta vivranno nelle città. Eppure,
a dispetto di questa tendenza assistiamo a un fenomeno opposto:
la campagna che ritorna nelle città, prendendo d'assalto
tetti, balconi, terrazzi e giardini. Se l'uomo non va alla
campagna è la campagna che va dall'uomo.
Assistiamo così a un "movimento inverso" che
riporta letteralmente "la campagna dentro la città" per
alimentare quello che Richard Ingersoll ha definito con
il termine agricivismo, ovvero "l'utilizzo delle attività agricole
in zone urbane per migliorare la vita civica e la qualità ambientale-paesaggistica".
Stiamo parlando di un fenomeno che non conosce confini e che
da alcuni anni prende piede un po' ovunque: da New York a Londra,
da San Francisco a Parigi, fino a Milano, Roma, Bologna,
Reggio Emilia, giusto per citare alcune città di un censimento
che il nostro Paese comincerà a fare il 14 marzo a Cesena
con un convegno che è una sorta di "stati generali" degli
orti urbani d'Italia.
Orti urbani perciò: sui terrazzi e sui balconi, nelle
scuole e nelle carceri, orti d'artista e orti di pace
e poi orti didattici, terapeutici, interculturali. Sembra
un ritorno reale e metaforico all'orticello dei nostri nonni,
ma senza nostalgia però, perché i nuovi orti
sono più ricchi di quelli di una volta.
Oggi
gli orti urbani sono un crocevia di funzioni. La parola chiave
per definirli è, infatti, "polifunzionalità".
I nuovi orti non offrono solo prodotti da mangiare, ma anche
svago, nuova socialità e risposte ambientali. Muovono
la cittadinanza attiva alle prese con il recupero del saper
fare e della cultura materiale.
Rispondono a una "domanda sociale di paesaggio" inseguendo
sicurezza alimentare, ma anche puro piacere che finisce spesso
per sfociare in una dimensione estetica.
Per fare un orto ci
vuole interesse, attenzione, amore ma anche tensione sincera
verso la bellezza. "Se questo piccolo pezzo di terra di
cui ci occupiamo non è anche armonico sul piano estetico,
non ci si recherà con piacere" dice Pia Pera - scrittrice
e autrice di Orto di un perdigiorno libro di apprendistato
orticolo ma anche filosofico ed etico. E non è un caso
che la proposta di gran parte degli orti urbani si chiami "orto
giardino", con buona pace di quella separazione
tra fiori e verdure nata con la società industriale.
Una divisione che è stata anche separazione, tra estetica
e produzione e che ha portato a riconoscere visibilità al
giardino e marginalità agli orti. Oggi qualcosa
sta cambiando e può capitare di imbattersi in giardini
con prati colorati fatti di lattuga da taglio e incorniciati
dai fiori bianchi di piante di piselli. Oppure in orti che
ospitano piante ornamentali tra zucchine e cavoli. Non
c'è una regola trainante che determina la nascita di
un orto giardino. Infatti, accanto a esperienze che nascono
in strutture organizzate e sovente favorite dall'amministrazione
pubblica, troviamo quelle nate dalla spontaneità di
cittadini pungolati magari da inediti laboratori di imprenditoria
sociale e ecologica. Ci riferiamo a realtà come Eugea impegnate
nella promozione di una nuova "ecologia privata",
come spiega nell'intervista l'entomologo Gianumberto Accinelli.
Gli orti nascono ovunque, anche nelle Crepe Urbane per
dirla con il titolo di una fanzine diffusa a Bologna nel centro
sociale xm24 che si connette con l'altro fenomeno
transnazionale di design urbano: il guerrilla gardening (www.guerrillagardening.org)
ovvero "attacchi" verdi di cittadini impegnati ad
abbellire con piante e fiori zone degradate delle città.
Nascono così le nuove "campagne urbane".
Per inseguire "l'autarchia da balcone", come la definisce Marinella Correggia autrice di numerosi libri. Ma anche per
azzerare il numero di chilometri da far percorrere al cibo
che ci alimenta. E c'è anche qualcuno che punta in alto:
al sesto piano di un palazzo del centro di Torino.
È
quello che ha fatto Gaetano Bruno. Lui ha scelto la
via dello sky garden, dell'orto-giardino sul tetto. Lì ha
distribuito su 5 terrazze i suoi 25 alberi da frutto e un invidiabile
orto
che gli garantisce una produzione complessiva di oltre
3 quintali annui tra frutta e verdura. Ma ci si può dilettare
e coltivare specie orticole anche disponendo di uno spazio
molto ristretto. Lo ha capito anche il mercato che ormai ha
reso disponibili "ortaggi nani": pomodori ciliegia,
zucchine e carote a misura di vaso.
Del resto la passione degli italiani per la cura del verde
cresce e coinvolge ormai 4 persone su 10. Circa la metà sono
over 65, ma non mancano i giovani., Lo sostiene Coldiretti che
conferma il trend e fa notare un aumento delle vendite di macchine
e attrezzature per orti e giardini, del 50%
negli ultimi 5 anni. Un hobby che, secondo l'Istat, coinvolge
nello stesso modo maschi e femmine e che non dispiace ai giovani:
uno su quattro del totale ha un'età compresa tra i 25
e i 34 anni. Del resto è tra i giovani che spesso occorre
sentire "l'erba che cresce": stili di vita che
cambiano sospinti da una crescente attitudine ambientalista
e da venti di crisi seria. Ma la riscoperta degli orti non è figlia
della crisi. L'interesse per l'orto giardino c'era già da
tempo, precisa Pia Pera, che da tre anni anima il
portale www.ortidipace.org
.Qui raccoglie notizie ma soprattutto connette esperienze su
questo mondo, traghettando informazioni
dal reale al virtuale e viceversa.
Perché esiste e cresce anche la via digitale del
vegetale. Ce la spiega Alessandro De Angelis che il
suo orto lo ha filmato e mandato in onda in diretta su internet
sul sito www.ortourbano.it .Bizzarrìa
tecnologica? Tutt'altro. Alessandro ha le idee chiare: "intraprendere
la via digitale del vegetale vuoi dire abbassare lo steccato
del proprio orto e chiamare i propri vicini per dimostrare
che è possibile riconvertire i giardini privati
in esperienze di coltivazione diretta". E i vicini su
web, si sa, possono essere tanti e alcuni possono diventare
autori (come Luigi che dopo l'invito di Alessandro ha ora un
orticello a Torpignattara). Orti veri, nel mondo reale, generati
da relazioni virtuali.
Al di là dell'afflato ecologico, realizzare e prendersi
cura di un orto significa anche far crescere alcune virtù indispensabili
per il cittadino di domani: il senso dell'attesa, la pazienza,
la precisione, l'attenzione ai fenomeni climatici,
la coscienza del limite. Tutti valori fondanti dell'inevitabile
transizione degli stili di vita che ci attende. bibi@ilikebike.org)
"La
nostra ecologia privata"
L'entomologo Accinelli: "Fare giardini per cambiare
partendo dal basso” |
A
Gianumberto Accinelli entomologo dell'Università di
Bologna e ideatore di Eugea (Ecologia Urbana Giardini E
Ambiente) abbiamo chiesto di parlarci di questo fenomeno degli
orti urbani e delle sue caratteristiche.
Come
nasce Eugea e cosa si propone?
L'obiettivo di Eugea è di riportare la natura e la sua
bellezza nelle città, attraverso il coinvolgimento
diretto dei cittadini. Per noi, ognuno può fare qualcosa
di concreto per l'ambiente. Abbiamo definito questa azione
un'operazione di "ecologia privata".
Ci
può spiegare meglio cosa intende con ecologia
privata?
Solitamente siamo abituati a delegare a "chi sta in alto" l'impegno
di intervenire per la salvaguardia dell'ambiente. Ebbene,
l'ecologia privata parte dal basso e cerca un nuovo protagonismo
dei cittadini. Lo fa promuovendo l'apporto personale di ogni
individuo, anche a partire da piccoli comportamenti quotidiani.
Ci faccia un esempio...
Trasformando per esempio il proprio angolo verde o anche il
proprio balcone in un'oasi per il ripopolamento di insetti
benefici o in un orto giardino, dove avviare piccole coltivazioni
biologiche. Per fare questo abbiamo creato i "Giardini
di Eugea", che sono delle confezioni contenenti dei
semi da cui nasceranno piante in grado di fornire alimento,
ma anche riparo ai numerosi insetti utili che popolano
anche le nostre città.
Gli
equilibri naturali sono irrimediabilmente compromessi
o siamo ancora in tempo per riannodare i fili spezzati?
Diciamo che nonostante le batoste che ha subito dagli anni
sessanta in poi, l'ambiente ha comunque risorse notevoli
e incredibili capacità di recupero. Sicuramente un nostro
aiuto fattivo può essere di conforto.
Dal
vostro speciale osservatorio qual è lo stato di
salute del giardinaggio urbano?
Siamo messi piuttosto male. Il giardinaggio italiano è perlopiù volto
a creare "angoli belli". L'italiano medio considera
ancora il proprio angolo verde alla stregua del suo salotto;
cioè lo arreda con piante-mobili che non hanno
alcun ruolo ecologico. La sfida è quella di informare
i cittadini attraverso strumenti come il nostro sito www.eugea.it e
un blog inaugurato di recente. L'obiettivo è far
scoprire a quanta più gente possibile, l'esistenza
di piante che oltre a essere molte belle, hanno anche un ruolo
particolare in ecologia: piante con un nettare particolarmente
gradito alle farfalle o a tanti insetti utili che, purtroppo,
stanno vivendo un momento di grave crisi.
La
natura ha una sua bellezza spesso dimenticata. Portare
natura in città è anche una proposta di "decoro
urbano"?
Sicuramente. Oltre ad allietare lo spazio quotidiano con i
colori di un orto giardino cosa c'è di più bello
che godere dello spettacolo di mirabili creature che,
volando di fiore in fiore, impollinano le tue piante e le liberano
dai numerosi insetti dannosi?